mercoledì 6 ottobre 2010

Violentandoci


Lunapark Abbandonato




Nella mia testa, c'era che il giorno in cui sarei rientrata qui l'avrei fatto con la stessa delicatezza e lo stesso rispetto di chi varca la soglia della propria soffitta, dopo tanti anni, per riscoprire angoli ancora vivi del proprio passato, altri rimossi, altri in bilico...
Nella mia testa, avrei messo un piede davanti all'altro, lentamente, e con gli occhi avrei ripercorso tutte le pareti, con un soffio spazzato via tutta la polvere, con le dita riaccarezzato le pagine ingiallite della mia vita per poterne scrivere di nuove...
Nella mia testa, avrei riletto tutto, dall'inizio alla fine, avrei consumato i miei pensieri ancora una volta, sarei riannegata nello stesso mare facendo finta di avere il salvagente.

E invece, della soffitta, c'è solo la puzza di stantio. Il buio. La totale assenza di futuro. Non c'è nostalgia, non c'è malinconia. O meglio, ci sono, sono lì a guardarmi e sembrano dirmi "guarda che siamo state qui ad osservarti tutto il tempo... Tu, dov'eri?".

Questa non è una soffitta. Questo è un vecchio luna-park abbandonato. Un tempo qui c'era tanta, tantissima gente. Erano tutti tristi, ma indossavano maschere di felicità. La bambina innocente è cresciuta. Ha buttato via il suo peluche, ha regalato il suo gelato ed è andata via per la sua strada.

Apro il cancello, entro saltando, pestando i piedi. Stupro il terreno. Corro, graffio, butto tutto all'aria. Rompo le luci. Erano quasi tutte fulminate, anyway. I finti sorrisi stampati sulle giostre sembrano ancora più allegri. Urlo, sbraito e ancora urlo.

Benzina, benzina dappertutto. Esco dal cancello, butto un fiammifero a terra.

Ghiaccio.




So raise your glass
if you are wrong
in all the right ways...