Non che la mia mente perda mai tempo su questo errore di un attimo protratto per mesi, ma oggi ho guardato la data e ho pensato "oh, un anno". Già, è passato un anno, e, insieme a lui, è passata anche tanta, tantissima acqua sotto i ponti da allora.
Boh, che dire... Sembra ieri, sembra un millennio fa, sembra realtà, sembra illusione. Sembra. In realtà non è nulla, se non un amaro segno nella memoria, uno un po' più piccolo sul cuore. Mi guardo indietro con tanta, tanta indifferenza. Quanto basta di rabbia, un po' di orgoglio dimenticato... e la consapevolezza che ciò che è stato dopo, ciò che è adesso... non sarebbe mai stato... forse nemmeno io sarei mai stata quello che sono ora... Che poi, cosa sono ora? CHI sono ora? Ma quella è altra storia... Tanto la risposta dubito arriverà in tempi brevi, se mai arriverà.
Il fatto è che quell'errore, quell'ingenua illusione, quella sofferenza così profonda da non riuscire ancora oggi a spiegarmi come facesse a non avere radici... tutto questo è servito a qualcosa.
Altro dolore, altro amore, altri innumerevoli giri di orologio ne sono susseguiti. Stesso destino di un'altra storia, ma della stessa persona. Quella stessa persona che un giorno di giugno iniziò a scrivere in questo blog, chiedendosi proprio in quel di novembre dove si sarebbe ritrovata. Ecco dove mi sono ritrovata. Esattamente dov'ero prima: esattamente davanti a questo schermo, seduta a questa scrivania, muovendo le dita su questa tastiera.
È cambiato poco, non è cambiato nulla, sono cambiate molte cose. Dipende un po' da che prospettiva si decide di guardare la situazione. E anche dal giorno, o meglio, dal secondo in cui lo si fa.
Non lo so, mi è difficile fare una sorta di bilancio, di grafico delle entrate e delle uscite, o magari indicare, con una semplice freccia rossa rivolta verso il basso o una verde rivolta verso l'alto, come si fa in Borsa, se ora "va meglio" o "va peggio".
Diciamo soltanto che VA, ed è già qualcosa. Io e il futuro non andiamo molto d'accordo. La massima proiezione che posso avere di me stessa nel futuro è più o meno di 6-7 giorni. Oltre c'è il vuoto. Quindi sapere che sono ancora qui, in un modo o nell'altro, non è di poco conto.
Che dire, faccio un passo avanti e ne faccio tre indietro. A volte la mia testa spunta fuori da questa fossa, ma il corpo rimane immobile, ed io rimango mera spettatrice di qualcosa che non so, qualcosa che non è mio e che non so nemmeno se voglio che lo sia.
Il prossimo anno chissà dove sarò...
The broken clock is a comfort, it helps me sleep tonight,
maybe it can stop tomorrow from stealing all my time...
And I am here still waiting, though I still have my doubts;
I am damaged at best, like you've already figured out...