Sono le 6.47 e sto scrivendo queste parole a mano su un blocco note. Le trascriverò più tardi a computer, sperando di poterle pubblicare subito sul blog.
Ieri sera sono andata a dormire a mezzanotte perché ero distrutta da un indefinito quantitativo di sonno arretrato, ma la verità è che, alla fine, non ho chiuso occhio tutta la notte, se non per una o due orette scarse.
Il mio lettore mp3 mi ha accompagnato per parte di questa notte in bianco, mentre ora il blocco note sta portando a termine il lavoro in queste prime ore mattutine.
Ormai, col tempo, ho capito che quando mi capitano queste notti "no", è inutile continuare a provarci: non mi addormenterò. I pensieri continuano il loro lavoro, instancabili, e mi portano a conclusioni più o meno conclusive, a propositi più o meno rispettati.
E così eccomi qua, a scrivermi e a scrivervi, perché stamattina ha qualcosa di diverso. Stamattina, in questa campagna desolata e un po' turistica, calda e a tratti gelida, ho avvertito il classico impulso da blog. Quel sempre più familiare e irresistibile bisogno di prendere una tastiera (o qualsiasi valido sostituto offrano le circostanze) e buttare giù tutto quello che passa per la testa, possibilmente senza filtro alcuno.
E allora lasciatemi sfogare un po' di quello che mi è passato per la testa in queste ore.
L'amore. L'amore è tutto, l'amore è niente. Esiste, non esiste, è un'illusione, boh.
Ho preso il cellulare e ho riletto un po' di messaggi raccolti nei mesi, forse anche negli anni.
Piccole pillole d'affetto o presunto tale dalle più svariate persone. Ognuna di queste è per la sua strada adesso, e mi chiedo quanto sia colpa loro e quanto, invece, mia. Ognuna di queste mi ha deluso a suo modo e quindi, alla fine, non m'importa più di tanto.
Ma quando qualcosa finisce ti sembra subito così lontano, e invece non ti accorgi di quanto la sua ombra ti stia ancora col fiato sul collo.
La mia adolescenza, per esempio, è stata un puro inferno. Un conflitto estenuante con me stessa, con gli altri e con il mondo.
Il mio mondo non era in bianco e nero, no. Tanto meno a colori. Il mio mondo era in scala di grigi. Perennemente in bilico tra il vivere e il morire, tra il bianco e il nero, appunto, i quali amavano incontrarsi, sfiorarsi, miscelarsi.
Di quel periodo ricordo tutto e non ricordo niente.
Ricordo il vento. Fortissimo. Quello stesso vento che tutt'oggi amo sentire sulla pelle, trafiggermi, entrarmi dentro, farmi sentire viva.
Ricordo le scale. Tante, infinite scale. Simbolo di una cosa e del suo contrario, sembravano farsi beffa di me che non riuscivo a interpretarle.
Ricordo gli sguardi, le parole, le lacrime.
Ricordo la consapevole volontà di buttare nel cesso i miei sogni, il mio futuro, la mia stessa vita... solo perché avevo paura. Solo perché non mi ritenevo degna.
E adesso? Adesso cosa sto facendo? Non sono forse queste stesse parole a descrivere quello che sono ora, un'altra volta? O forse non ho mai smesso di esserlo.
Non mi sono mai illusa di aver dimenticato il passato. So benissimo che non si può, e comunque non vorrei. Che mi piaccia o no, quel passato è il mio
passato, è la strada da cui ho dovuto per forza di cose
passare per arrivare dove sono ora e dove sarò domani.
Però, sinceramente, speravo di aver fatto qualche passo avanti in più. Chi mi conosce dice che ne ho fatti tanti. Io dico che non sono abbastanza.
Sapete che c'è? C'è che prima pensavo una cosa. La cosa che, in verità, mi ha scatenato il suddetto "impulso da blog". Pensavo che ho bisogno di andare contro i miei principi. Ho bisogno di vedere a cosa sto rinunciando. Ho bisogno di vita, quella sporca.
Che poi in realtà la vita sporca rientra assolutamente nei miei principi, tranne forse per quanto concerne il sesso senza coinvolgimento, ma ora sto considerando anche quello; vi farò sapere.
Vi starete chiedendo perché. Il motivo è molto semplice: io sembro essere il mio peggior nemico e ostacolo. Continuare a darmi retta e a seguire i miei inamovibili principi non sembra stare portando a chissà quali rosei risultati.
E allora credo sia il caso di provare a cambiare qualcosa, ma non cazzatine come ho fatto finora, dev'essere qualcosa di stravolgente, di completamente inaspettato dal mio essere attuale.
Intanto si sono fatte le 8.24 (il che significa che sto scrivendo da quasi 2 ore; poi mi ci voglio vedere a trascrivere tutto a PC, con una connessione che fa pena e i miei che mi gravitano intorno, ndr) e, wow, ragazzi... non so se capita anche a voi, ma io dopo aver scritto sul mio blog mi sento liberata, come se mi fossi tolta un macigno dallo stomaco o avessi perso 10 chili.
Bè, credo che questa piacevole sensazione sia proprio una delle ragioni primarie per le quali ho sempre voluto avere un blog.
Questa, e la voglia di condividermi un po' con voi (ricordate l'importanza del condividere e condividersi nella vita?)...
Anyway... Non ho idea di quante righe virtuali diventeranno tutte queste paginette di carta... Spero per voi non troppe.
Ora vi lascio... Un abbraccio gigante e alla prossima! :)
(P.S.: Questo, purtroppo, dovrà essere un post senza immagini o testi, data la qualità praticamente nulla dei mezzi che ho a disposizione qui... Ma immaginatevi una bella immagine che vi trasmetta una sensazione di rinascita, unita alle stupende parole de "Il Giorno Di Dolore Che Uno Ha" di Ligabue...)